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Cannibal Holocaust: 10 curiosità sul cult di Deodato

Cannibal Holocaust solocine.it
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Un cult horror degli anni ’80 è senza dubbio Cannibal Holocaust di Deodato: dieci curiosità sul film.

Dieci curiosità sul film Cannibal Holocaust, pellicola horror italiana di Ruggero Deodato che ha suscitato enorme scalpore nel corso degli anni.

Un film che ha suscitato tantissimo scalpore sin dalla sua uscita, e che continua ancora oggi ad avere una grandissima influenza su tutte le altre pellicole che cercano di rifarsi allo stesso genere. Questo e tante altre cose è Cannibal Holocaust, celebre lungometraggio di Ruggero Deodato arrivato nelle sale cinematografiche nel lontano 1980 e tra i migliori esempi della storia per quanto riguarda il genere cannibal.

Cannibal Holocaust: la trama

La trama di base di Cannibal Holocaust è praticamente nota a grandi linee a tutti, anche a chi non ha mai visto il film.  La storia è quella di quattro giovani reporter che si recano in Amazzonia allo scopo di girare un documentario che ha come soggetto le tribù che praticano il cannibalismo e di cui vengono molto presto perse le tracce. Testimonianza degli eventi a dir poco terribili che li riguarderanno i filmati giunti ai dirigenti di una rete televisiva, che inorriditi da quanto mostrato nei video decidono alla fine di non mandarli in onda.

La pellicola di Deodato, capostipite del genere cannibal a cui hanno poi cercato di ispirarsi altri film e registi, è stata ovviamente sottoposta fin dalle prime proiezioni in sala oltre che per la prima in televisione su Italia7 negli anni ’90 a diverse censure, rimanendo addirittura escluso dalle sale cinematografiche fino al 1984.

10 curiosità sul film

Cannibal Holocaust solocine.it
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Tantissime le curiosità legate a Cannibal Holocaust. La prima riguarda l’apprezzamento del film da parte di Sergio Leone, che dopo aver visionato la pellicola decise di scrivere una lettera a Deodato complimentandosi con lui anche per il grande realismo delle scene e avvertendolo allo stesso tempo dei problemi che tale opera gli avrebbe causato dal punto di vista giudiziario. Il regista italiano fu infatti condannato anche a quattro mesi con la condizionale per l’uccisione reale di animali per le riprese del film.

La colonna sonora del film è a cura di Riz Ortolani, che è riuscito a creare delle musiche che si sono perfettamente adattate alle scene e alla narrazione degli eventi della pellicola.

Il film, tra le altre cose, segna la nascita del cosiddetto genere mockumentary, che si basa principalmente su scene che vengono filmate attraverso una videocamera amatoriale e che danno allo spettatore l’impressione di stare assistendo ad un reale documentario.

Cannibal Holocaust è diviso in due parti distinte: la prima ha il titolo di The Last Road To Hell, basata sulle ricerche del professor Monroe, mentre la seconda si chiama invece The Green Inferno, che riguarda più da vicino i quattro reporter.

Gli indios che fanno la loro comparsa all’interno del film sono stati coordinati e gestiti grazie al loro capo Tunche, che si faceva capire dai suoi imitando a gesti ciò che faceva Deodato.

Per quanto riguarda la scelta del luogo per le riprese, questo fu assolutamente casuale. Deodato fu indirizzato verso la scelta della città colombiana di Leticia da un documentarista. Il regista girò dunque lì per circa quattro settimane.

Come dichiarato da Deodato, l’ispirazione principale per questo tipo di film gli fu data dal figlio, inorridito dalle continue scene di violenze cui assisteva durante la visione dei telegiornali.

Alla fine di Cannibal Holocaust, prima dei titoli di coda compare un annuncio: “Il proiezionista Billy Kirov è stato condannato a due mesi di reclusione con la condizionale e al pagamento di 10.000 dollari per aver sottratto del materiale cinematografico. Sappiamo però che lui da tale materiale ne ha incassati circa 250.000“. Si tratta, in realtà, di un fatto inventato di sana pianta dal regista per accrescere lo stupore generale intorno al film.

Cannibal Holocaust, come detto, è stato fonte di ispirazione per tantissimi altri film. Si potrebbero citare ad esempio Mangiati Vivi! del 1980 di Umberto Lenzi o anche Antropophagus sempre del 1980 di Joe D’Amato. In più, la parola Holocaust ha iniziato da lì ad essere utilizzata anche per altri prodotti, basti pensare ad esempio a Blue Holocaust o a Zombi Holocaust.

Altro omaggio al lungometraggio di Deodato, molto più recente, è anche The Green Inferno, film del 2013 di Eli Roth: il primo giorno di riprese, il regista e l’intera troupe si presentarono sul set indossando una maglietta di Cannibal Holocaust.