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50 anni del film Ultimo Tango a Parigi: 5 motivi per rivedere il film

Ultimo Tango a Parigi 50 anni
Ultimo Tango a Parigi Solocine.it

Ultimo Tango a Parigi fu un film che nonostante le controversie legali, ottenne un enorme successo, diventando uno dei cult internazionali più visto di sempre. A 50 anni dall’uscita, vi diciamo 5 motivi per rivederlo.

Il 15 dicembre del 1972 usciva per la prima volta nelle sale cinematografiche italiane il film cult, Ultimo Tango a Parigi, ideato dalla mente del regista Bernardo Bertolucci. Questa pellicola nonostante gli incassi ottenuti e il successo riscontrato, è stato uno tra i film più boicottati dalla censura di sempre.

Ci vollero anni prima che Bertolucci potesse trasmettere nuovamente la “sua creatura”, senza censure. Ecco perché a 50 anni dall’uscita del film, Ultimo Tango a Parigi, vi indichiamo 5 motivi per cui dovrete rivedere il film.

La trama è il frutto di un sogno del regista

L’idea di realizzare questo film, a Bertolucci, gli è venuta grazie ad un sogno che aveva fatto in precedenza. Dopo quell’evento, insieme a Franco Arcalli, produssero la trama del film.

Per chi non avesse mai visto il film, ricordiamo che la storia di Ultimo Tango a Parigi si concentra sulla storia amorosa e clandestina del vedovo quarantacinquenne Paul, trasferitosi a Parigi dopo il suicidio della moglie e della ventenne Jeanne. La ragazza impegnata sentimentalmente con un regista, durante la visita di un appartamento, incontra per caso Paul, tra i due fu subito un colpo di fulmine. Decisero così di acquistare quel famoso appartamento e rifugiarsi li per i loro incontri bollenti e passionali.

Un film rimasto tanto tempo “in soffitta”

Sicuramente in molti vorranno rivedere o vedere per la prima volta, Ultimo Tango a Parigi, per capire i veri motivi che hanno fatto di questo cult degli anni ’70, uno tra i film più censurati e sotto processo di sempre. Dopo l’uscita del film, la censura lo bloccò praticamente ovunque. Per via dei contenuti troppo espliciti ed erotici per quegli anni, fu chiesto a Bertolucci di tagliare tutte le scene più “bollenti”. Ma il regista si rifiutò di censurare la pellicola, motivo per cui ci vollero molti anni prima che il film potesse essere ritrasmesso sul grande schermo.

Una colonna sonora in perfetta armonia con il film

Ultimo Tango a Parigi venne accompagnato dalla melodia perfetta e in completa armonia con le scene, del sassofonista argentino, Gato Barbieri. Ogni più piccola melodia riportata si abbina perfettamente ai momenti più salienti del film. Anche se per il pubblico di oggi questa sinfonia potrebbe sembrare datata, per quegli anni, fu un capolavoro della musica.

Dopo tanti no arrivarono Brando e Schneider

Diversi attori furono interpellati per partecipare al film Ultimo Tango a Parigi, ma rifiutarono quasi tutti, per via delle numerose scene di nudo ed erotiche del film, finché ci fu l’approvazione da parte di Marlon Brandon e Maria Schneider. Questo film diede molto prestigio ai due, soprattutto a Maria la quale era agli esordi nel mondo cinematografico.

5 motivi per vedere Ultimo Tango a Parigi
Scena Ultimo Tango a Parigi Solocine.it

Primo caso di MeeToo?

Ultimo Tango a Parigi è uno di quei film che vanno visti per imparare dagli errori del passato. In questa pellicola sono stati violati completamente i diritti professionali e di donna della povera e ormai compianta Maria Schneider.

La famosa scena “del burro”, che non starò qui a descrivere, è stata girata all’insaputa dell’attrice, per un’idea avuta da Brandon e Bertolucci.

La totale mancanza di rispetto per lei è il chiaro segno di quanto il cinema all’epoca (forse ancora oggi per certi aspetti) fosse totalmente ad impatto maschilista. Si spera quindi che da quegli anni, qualcosa oggi possa cambiare. Per l’attrice quel gesto fu come una violenza, come lei stessa aveva dichiarato: “Mi hanno quasi violentata. Quella scena non era prevista nella sceneggiatura. Io mi sono rifiutata, mi sono arrabbiata. Ma poi non ho potuto dire di no. Avrei dovuto chiamare il mio agente o il mio avvocato perché non si può obbligare un attore a fare qualcosa che non c’è nella sceneggiatura. Ma all’epoca ero troppo giovane, spiega, non lo sapevo. Così fui costretta a sottopormi a quella che ritengo essere stata una vera violenza. Le lacrime che si vedono nel film sono vere. Sono lacrime di umiliazione”.